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by Arianna Grasso
Questa settimana analizziamo uno dei termini più polisemici del legal English, ovvero claim, e lo facciamo col nostro consueto viaggio attraverso i settori del diritto in cui è più consueto riscontrare il lemma.
In diritto civile, il termine claim identifica una “rivendicazione”, ovvero la richiesta di restituzione di cosa propria (mediante apposita azione) ad altri che la possiedono o la detengono senza alcun titolo. Ritroviamo “rivendicazione” come traducente di claim anche nell’ambito di proprietà intellettuale, a delineare la sezione del documento brevettuale che contiene le caratteristiche tecniche dell’invenzione per cui si richiede la protezione.
In ambito processuale civile, il termine identifica la “pretesa“, ovvero quanto le parti fanno valere in giudizio, l””istanza“, ovvero la domanda volta ad ottenere un provvedimento giurisdizionale, il “reclamo“, con il quale si contesta la legittimità formale o sostanziale di un atto, e infine la “domanda” o “richiesta” formulata dall’attore nei confronti del convenuto. In termini più ampi, sempre nello stesso settore, claim significa “azione legale”, “controversia”, “contenzioso”, ecc.
Più genericamente, in ambito processuale (non solo civile), lo incontriamo con l’accezione di “allegazione” (di fatti o prove), “dichiarazione“, “argomentazione” e simili traducenti.
In ambito assicurativo, claim identifica il “sinistro”, da cui il relativo claim form (“denuncia di sinistro”).
Il termine claim può inoltre designare un “credito” e il relativo diritto, inclusi il “diritto al risarcimento” o il “diritto all’indennizzo”(claim for compensation).
Ritroviamo infine (labour) claim in ambito giuslavoristico a identificare la “vertenza“.
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